Oltre il buio

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La prima volta che ho scritto un post, un milione di anni fa, la mia vita era incasinata ma, tutto sommato, felice.
O, forse, era semplicemente sopportabile.
Poi mi sono sposata, ho avuto Sara, una casa (con relativo mutuo da pagare) e un lavoro che si è presto trasformato in una prigione senza via d’uscita.

Il blog mi è stato d’aiuto per catturare i momenti belli e per riflettere su quelli brutti, aiutandomi a trovare una soluzione.

Poi è successo che i momenti brutti hanno iniziato ad essere sempre più numerosi di quelli belli e mi sono trovata a dover scegliere:

Raccontare sempre di me (col rischio di diventare una lagna ambulante e pure social) o inventare storie.

Carrie Writerwood era nato proprio con questo intento.
E anche il writing tuesday dell’Interno 105.

Scrivere di altro per un po’ mi è stato utile:
Avevo un motivo per tenere in vita i blog e con la mente impegnata ad inventare storie i problemi, quelli veri, sembravano lontani anni luce.
La vita, però, è stata decisamente più furba di me e ha deciso di riempirmi la strada di ulteriori imprevisti per nulla simpatici.
Il resto più o meno è noto:
Il licenziamento, Londra, i momenti allegri, il lento declino.
Ho passato un anno, come dire, “difficile” (e consideratelo come un complimento), ho raggiunto l’abisso delle mie paure più nascoste e ho lottato contro un mostro nero e assai invadente.
Ho pianto tutte le lacrime a disposizione per i prossimi vent’anni, ho avuto frequenti attacchi di panico seguiti da altrettanto frequenti notti insonni.
E così, con gli occhi gonfi, la schiena ricurva e i vestiti stropicciati, me ne sono andata in giro per qualche tempo in questa città che sembra non curarsi del tuo aspetto, o del tuo stato emotivo.

Eppure c’è stata una persona che il mio malessere l’ha notato, chiedendomi un giorno se, per caso, fossi malata.

E io quel giorno, tornando a casa, mi sono guardata allo specchio e ho capito cosa intendesse quella persona:
Viso pallido (ancora più del solito), occhi spenti, capelli che gridavano vendetta.
Ho ricominciato piano piano a prendermi cura di me stessa, ma non era facile, perché quel mostro nero era sempre li, in agguato appena provavo ad abbassare la guardia. E, soprattutto, perché i miei problemi si erano ingranditi fino a raggiungere dimensioni spropositate.
Poi non so bene cosa è scattato.
O, meglio, lo so.
Saruccia.
Mi sono fatta forza pensando a lei e ho deciso che dovevo ricominciare da qualche parte.
Che dovevo uscirne fuori e passare oltre il buio che mi aveva ingoiato un anno prima.
Ho ricominciato da me: nuovo taglio di capelli, make up come se piovesse, dieta, vestiti decenti.
E terapia del sorriso.
Su quest’ultimo punto devo ancora specializzarmi ma so che posso farcela.
E ora sento il bisogno di tornare a scrivere.
Ed eccomi qui.
Perché qui, come Carrie, e non sull’Interno?
I motivi sono sostanzialmente due:
Il primo è che è scaduto il dominio dell’Interno 105 e, per il momento, non voglio rinnovarlo. Non so se ho ancora voglia di scrivere di la.
Il secondo motivo è legato all’ultima parte del primo motivo.
La mia vita in quest’ultimo anno è cambiata radicalmente, non sono più la stessa persona che ero quando scrivevo dell’Interno.
E l’Interno non c’è più. In ogni senso.

Ho bisogno di ricominciare a scrivere in un territorio neutrale dove scrivere di altro piuttosto che di me stessa. Non sono ancora pronta per quello.

Un giorno, forse, prenderò il coraggio a due mani e vi racconterò tutto.
O forse vi dirò solo le cose essenziali.
Ma ecco:
Sono tornata.
Di qua.
Voglio ricominciare.
Voglio lasciarmi alle spalle il buio e riprendere ad inseguire la luce.

Insomma, se vi va di seguirmi vi basterà chiedere di Carrie e mi troverete. 🙂

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